Evobyte Team - 12 Oct 2018
Perseverare e demordere? Una riflessione a riguardo
Quando ci ritroviamo ad affrontare una situazione difficile o in generale nel corso di eventi che
possono caratterizzare la nostra vita ci ritroviamo a chiederci: cosa dovrei fare perseverare o
demordere?
A tal proposito ci sono diverse scuole di pensiero le quali si suddividono tra chi è fermamente
convinto che perseverare sia la strada giusta per ottenere successo, e chi al contrario crede che
demordere, quando ci si accorge di compiere sforzi inutili sia molto più saggio.
Ma cosa pensa la scienza a riguardo?
Le ricerche scientifiche in questi anni hanno decisamente favorito la prima scelta, ovvero quella
della perseveranza. Secondo alcuni studi psicologici infatti, perseverare dinanzi alle avversità è un
fattore che accomuna bene o male tutte le persone che hanno raggiunto un certo successo nel
loro campo.
In più l’idea è quella che perseverare permetta al cervello di compiere processi di apprendimento
non solo più rapidi ma anche più focalizzati sul lungo termine. Chi persevera infatti sarà in grado di
affrontare in maniera migliore le sfide che si presenteranno in futuro.
Fortuna e altri fattori
I benefici del perseverare però a quanto pare non finiscono qui. Ad aggiungersi infatti c’è anche il
fatto che chi persevera non sa effettivamente quando “la fortuna girerà”.
Alcuni studi condotti sulle carriere di artisti, registi e attori famosi ha dimostrato quanto le loro
vite professionali siano svoltate in un determinato periodo che potremmo definire “caldo”.
Questo periodo, al quale naturalmente contribuisce anche il talento e la predisposizione, si è
manifestato in maniera quasi casuale e ha garantito uno sviluppo importante. Se stai pensando di
mollare considera che il tuo periodo caldo potrebbe essere proprio dietro l’angolo.
Tuttavia a queste teorie se ne contrappongono altre che vanno in direzione diametralmente
opposta. Alcuni studi condotti su un campione di 66.000 persone e su 5.600 studenti ha
evidenziato quanto non ci sia nessun collegamento tra la grinta di una determinata persona e i
suoi risultati.
Soprattutto nel secondo caso (lo studio con gli studenti) è stato dimostrato quanto quelli che
avevano ottenuto successi nei test attitudinali non presentavano alcun aspetto particolare legato
alla grinta.
E i test di prima riguardo artisti, registi ecc.?
A quanto pare il periodo “caldo” è molto effimero e se si è riusciti ad ottenere una serie di risultati
è molto difficile che questo possa ripetersi.
Conseguenze dannose
Come ultima scuola di pensiero c’è addirittura chi è convinto del fatto che perseverare in alcuni
casi non solo sia inutile ma dannoso. A dimostrazione di quanto detto uno studio condotto su
alcuni operatori che avevano il compito di eseguire delle noiosissime attività su di una piattaforma
online.
Queste attività non solo non portavano loro un ritorno economico importante ma li costringevano
a ore ed ore di azioni ripetute.
Tra questi operatori c’erano due categorie: quelli che eseguivano il lavoro solo perché obbligati e
quelli che lo eseguivano con una certa costanza e convinzione.
In particolare quelli che eseguivano il lavoro con costanza e dedizione pur non ottenendo nulla di
concreto in cambio sono apparsi molto più stressati e, in più, concentrati solo su quella attività
senza la possibilità di valutare altre opzioni.